«Per Conte Napoli non è casa, è la dépendance della Juventus»
Arno Rossini: «Penso che alla fine Inzaghi rimarrà».
MONACO DI BAVIERA - La partita più importante dell’anno. Niente di più, niente di meno. Questa è la finale di Champions League, che sabato vedrà Inter e PSG contendersi il trono d’Europa.
Oltre che del match dei match, a Milano stanno però parlando di altro: del futuro di Simone Inzaghi. Prossimo a entrare nell’ultimo anno di contratto, il mister è “puntato” dall’Al-Hilal, pronto a ricoprirlo d’oro. La trattativa è avviata anche se il tecnico ha spostato ogni discorso a dopo la sfida di Monaco di Baviera.
«Giustamente aggiungerei - è intervenuto Arno Rossini - siamo a pochi giorni da un incontro importantissimo, le voci di mercato possono attendere».
Le voci hanno spesso distratto.
«In questo caso non credo accadrà. Fossimo stati a marzo, i rumors avrebbero, forse, potuto destabilizzare l’ambiente. Adesso lo spogliatoio è invece concentratissimo, totalmente focalizzato sull’appuntamento di sabato».
Con una vittoria, come capita molto spesso, il tecnico potrebbe ritenere chiuso il proprio ciclo e, quindi, decidere di “andare”?
«È difficile da dire. Le due alternative sono l’Inter e l’Arabia Saudita? Dipende quali sono le priorità di Inzaghi».
All’Al-Hilal diventerebbe straricco.
«Vero. Ma non credo che già adesso faccia fatica ad arrivare a fine mese. Deve scegliere se rimanere in un contesto sportivo competitivo, incassando meno, o accettare di lavorare in un calcio meno stimolante ma guadagnando tantissimo. Per me la scelta è semplice…».
Andrà?
«No. Penso che alla fine rimarrà. Un allenatore solitamente valuta le possibilità della rosa, lo stipendio e la solidità del club. La sua stabilità. E in questo momento in giro non c’è molto meglio rispetto all’Inter. In nerazzurro non sarà pagato decine di milioni all’anno, è vero, ma potrà continuare a contare su una squadra competitiva e su una dirigenza che, nella persona di Marotta, riesce a rendere fermissima la sua posizione. A tutelarlo ed esaltarlo. Poi, questa cosa di vincere e andar via… capita quando senti di non essere nel posto giusto. Antonio Conte, per esempio, non considera Napoli casa sua. Per lui il club partenopeo è una dépendance mentre l’abitazione principale è la Juventus. Inzaghi invece all’Inter si sente a casa. Perché dunque cambiare?».