Il diario del killer: «Dio sa quali erano le mie intenzioni. Volevo ferirlo e non ucciderlo»

La difesa si rimette alla Corte per la commisurazione della pena dell'autore del delitto di Aurigeno, chiedendo però il proscioglimento dall'accusa di assassinio.
AURIGENO/LUGANO - «L'imputato non voleva uccidere né tantomeno assassinare la vittima. Voleva fargli del male sparandogli». Lo ha sostenuto oggi la difesa dell'autore del delitto di Aurigeno, l'uomo che l'11 maggio del 2023, presso il Centro scolastico Ronchini, sparò tre colpi di pistola al custode della scuola, un 41enne suo rivale in amore, uccidendolo.
L'avvocato Fabio Bacchetta Cattori non ha formulato una precisa richiesta di pena, «nel rispetto della famiglia della vittima», ma ha chiesto il proscioglimento dell'uomo dall'accusa di assassinio, spingendo per una condanna per omicidio per dolo eventuale. La sentenza è attesa per venerdì alle 16.30.
«Pensava di non averlo colpito» - La presunta non intenzionalità di uccidere, secondo la difesa, sarebbe supportata dalla testimonianza fornita da un docente della scuola, prima persona intervenuta sul luogo del delitto. «"Lui ha farfugliato qualcosa che era indirizzato alla vittima, mi sembra che volesse che lui lo seguisse. Ricordo che diceva "non volevo che andasse così, ora mi tolgo la vita""», ha citato Bacchetta Cattori. «Ora, se l'imputato avesse voluto uccidere il custode, non gli avrebbe chiesto di seguirlo, né avrebbe detto "non volevo che andasse così". Ricordo inoltre che ha sparato tre colpi, pur avendo otto colpi ancora in canna. Questo perché durante l'inseguimento si era convinto, vedendo infrangersi i vetri dei portoni, che le pallottole non avessero raggiunto il suo rivale. Per questo, quando l'ha sentito urlare, ha smesso di sparare».
«Aveva chiesto un incontro urgente con lo psichiatra» - Se il 44enne fosse stato determinato a uccidere, inoltre, «poco prima dei fatti non avrebbe contattato il suo psichiatra per chiedere un incontro urgente», ha aggiunto Bacchetta Cattori. «Dopo l'accaduto, peraltro, lo sparatore è stato visto inginocchiato accanto al custode. E se ne è andato solo quando è arrivato qualcuno a soccorrerlo». Le modalità con cui ha agito, per la difesa, non sarebbero dunque state "particolarmente perverse", come presuppone a livello legale il reato di assassinio.
Il diario - La difesa ha quindi citato quanto scritto dal killer, in carcere, nel suo diario, precisando che l'uomo non voleva né che la difesa né che la pubblica accusa ne leggessero il contenuto. «"Non doveva finire così. Tornerei indietro per non trovare quella maledetta pistola. Adesso ci sarebbe una persona ancora viva e io potrei stare ancora con i miei ragazzi. Ho tolto un padre a dei ragazzi, sono molto pentito, anche se non volevo uccidere. Non riesco a perdonarmi quello che è successo, darei la mia vita se potessi riportarlo in vita"». E, in un altro passaggio: «"Mi sento uno schifo. Prego ogni giorno Dio di accogliermi, perché solo lui sa quali erano le mie intenzioni, volevo ferirlo e non ucciderlo"».
«La vittima buttava benzina sul fuoco» - Per quanto riguarda poi gli scambi di messaggi e chiamate avvenuti tra l'autore del delitto e il 41enne, la difesa ha sostenuto che anche la vittima insultava e provocava, «esasperando i conflitti e buttando benzina, invece che acqua, sul fuoco». Il che, per la difesa, va considerato come un'attenuante.
«Durante una chiamata il custode ha ad esempio detto all'imputato: "Tu cornuto, allora muori di gelosia". E l'hanno sentito anche i figli del mio assistito», ha sottolineato Bacchetta Cattori. La figlia del killer ha poi raccontato quanto segue: «Papà aveva chiamato, dicendo semplicemente "Buona Pasqua". Il nuovo compagno di mia madre però continuava a richiamare e insultava mio padre, toccava anche tasti che non doveva. Ha iniziato a parlare di persone morte e della vita di mio padre. Gli ha detto "sei un terrone, un mantenuto"».
Bacchetta Cattori ha quindi aggiunto che la figlia dell'imputato ha riferito di aver sentito la vittima dire a suo padre: «Io con dieci centesimi ti ammazzo». E anche la madre avrebbe spesso proferito frasi pesanti, una delle quali, «Ma perché non ti vai a buttare dalla diga?!», avrebbe particolarmente traumatizzato la bambina.
«Sono pentito» - A chiudere il dibattimento è stato infine lo sparatore: «Chiedo scusa alla famiglia della vittima. Sono pentito col cuore, mi dispiace tantissimo, per tutti i figli e anche per tutti i ragazzi che c'erano nella scuola. Chiedo scusa anche a chi mi era amico e a chi mi conosce».