Sulle sanzioni alla Russia, Trump si gira dall'altra parte


Gli Stati Uniti di Trump non impongono nuove sanzioni alla Russia e allentano quelle esistenti. Per la ricercatrice: «Usa più disposti a tollerare la guerra della Russia»
Gli Stati Uniti di Trump non impongono nuove sanzioni alla Russia e allentano quelle esistenti. Per la ricercatrice: «Usa più disposti a tollerare la guerra della Russia»
NEW YORK/MOSCA - L'Europa ha di recente rinnovato per altri sei mesi il 17° pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia e dei suoi alleati. Fin qui niente di nuovo. L'UE - che però a fine giugno non ha superato il veto slovacco sul 18° pacchetto - continua infatti a intensificare i propri sforzi per indebolire Mosca sulla scia di quanto - su più ampia scala - aveva fatto l'amministrazione USA, guidata da Biden. L'ex presidente democratico, appunto. Ma non il suo successore Donald Trump, che al contrario sembra aver invertito la rotta.
È quello che ha scoperto il New York Times, dati e documenti alla mano. La sintesi? Dall'insediamento di Trump a gennaio, gli Stati Uniti non hanno imposto nuove sanzioni alla Russia per l'invasione dell'Ucraina, e in alcuni casi le hanno allentate. Questa inazione ha creato opportunità per nuove società fittizie di convogliare fondi e componenti essenziali (come chip e attrezzature militari) alla Russia, vanificando l'efficacia delle restrizioni esistenti.
L'amministrazione Biden - ricostruisce il Times - aveva imposto migliaia di sanzioni, con una media di oltre 170 al mese tra il 2022 e il 2024, ma ora queste azioni sembrano essersi di fatto bloccate. Come del resto accade per parte delle forniture di armi a stelle e strisce destinate Kiev, inclusi i missili antiaerei. Cosa che ha confermato nelle scorse ore la Casa Bianca, che lamenta una diminuzione delle proprie scorte. "America first", insomma.
Tornando invece a sanzioni e sanzionati, il Dipartimento del Tesoro americano avrebbe persino revocato silenziosamente le restrizioni a Karina Rotenberg, moglie di un oligarca russo, mentre il Dipartimento di Giustizia ha chiuso la task force KleptoCapture, nata per la "caccia" ai beni degli oligarchi. Insomma, quello che pare essere un ritiro americano dalla politica sanzionatoria nei confronti del Cremlino viene letto da Maria Shagina, ricercatrice senior presso l'International Institute for Strategic Studies, come un segnale che «gli Stati Uniti sono ora più disposti a tollerare la guerra della Russia».
In senso contrario all'inerzia del tycoon proverebbe invece ad andare un'iniziativa bipartisan di alcuni membri del Congresso: il disegno di legge per l'applicazione di una tariffa del 500% nei confronti dei paesi che acquistano ancora gas e petrolio russo.
Uno sforzo legislativo, quest'ultimo, non distante nel contenuto dal fin qui mai approvato 18esimo pacchetto europeo. Bruxelles vorrebbe infatti limitare ciò che resta della “flotta ombra” russa, costituita da oltre 70 petroliere che raggiungono ancora l'Europa, oltre che escludere dal sistema Swift altre 22 banche, estromettendole di fatto dalla rete dei pagamenti globali. Mentre, per il terzo mese consecutivo, la Russia accelera la sua avanzata in Ucraina.