La frana a Blatten (VS) scuote la Svizzera. Gli esperti spiegano quale ruolo abbia avuto
BLATTEN (VS) - Un villaggio evacuato, case distrutte e un fiume di detriti e ghiaccio che ha raggiunto il fondovalle: la frana che ha colpito Blatten (VS) ha scosso la Svizzera intera. L’evento ha acceso un acceso dibattito, soprattutto sui social: è stata colpa del cambiamento climatico o, come sostengono alcuni, è solo una scusa usata per fini politici? Per fare chiarezza, parlano un glaciologo e due climatologi.
Il cambiamento climatico ha causato la frana? - Secondo Matthias Huss, glaciologo del Politecnico federale di Zurigo, è molto difficile stabilire con esattezza le cause di un evento simile. «Sono necessarie analisi approfondite che richiedono tempo. Quello che possiamo dire con certezza è che il cambiamento climatico da solo non basta a spiegare quanto accaduto», afferma. Le montagne si sono sempre erose e frane simili esistono da prima dell’intervento umano sul clima.
La frana è avvenuta in una zona di permafrost, sul Kleines Nesthorn, ma non è partita dal ghiacciaio. Secondo Huss, anche se mancano dati precisi sul sito, è plausibile che il progressivo scioglimento del permafrost abbia destabilizzato il pendio, contribuendo al disastro. La roccia, cadendo sul ghiacciaio, ha innescato una reazione a catena: il peso ha fatto cedere il ghiaccio, che a sua volta ha trasportato detriti e acqua fino a valle. «Non è stato un effetto diretto del cambiamento climatico, ma una combinazione sfortunata di fattori», spiega il glaciologo.
Un rischio crescente per le Alpi - Thomas Stocker, climatologo all’Università di Berna, avverte: «Il pericolo più grande è sottovalutare i rischi». Le Alpi si stanno trasformando rapidamente: i ghiacciai si ritirano, il permafrost si scioglie a quote sempre più alte e lo zero termico si innalza. Questo cambia profondamente la dinamica del territorio, soprattutto nelle aree abitate e con infrastrutture. «Adattarsi a un ambiente che cambia così in fretta è costoso, e in alcuni casi potrà diventare impossibile».
Anche Matthias Huss conferma: «Negli ultimi anni, nelle regioni alpine con ghiacciai e permafrost, abbiamo registrato numerosi crolli montani». Gli effetti possono essere drammatici a livello locale, pur interessando solo una parte della popolazione.
L’aspetto più critico, secondo lui, è l’imprevedibilità: «All’epoca della fondazione di Blatten, nessuno poteva immaginare un crollo del genere. Ma eventi simili diventeranno sempre più frequenti. È questa la vera sfida».
Un riscaldamento più rapido della media globale - Reto Knutti, climatologo dell’ETH di Zurigo, ricorda che le Alpi si sono già riscaldate di 2,9 gradi dal 1900 – quasi il doppio della media globale. Il disgelo del permafrost, unito a eventi meteorologici più estremi, sta destabilizzando sempre più pendii. Ne è un esempio la Mutthornhütte, rifugio alpino vicino a Lauterbrunnen, che dovrà essere spostato a causa del rischio frane.
Villaggi alpini da abbandonare? - «No, non è necessario evacuare i villaggi a titolo preventivo», rassicura Huss. L’importante è monitorare attentamente il territorio – e su questo, la Svizzera è ben attrezzata. «Abbiamo una lunga tradizione e competenze eccellenti. Quando la situazione lo richiede, si può procedere con evacuazioni temporanee. Ma in generale, le Alpi non sono un luogo intrinsecamente pericoloso».
Quanto alla risposta da dare al cambiamento climatico, Huss e Knutti concordano: la chiave è la prevenzione. «Se avessimo agito cinquant’anni fa, avremmo avuto margini più ampi. Ma non è troppo tardi per evitare scenari peggiori», afferma Knutti. «Come per la salute: prevenire è meglio che curare».
Sport di montagna sempre più rischiosi - Per Thomas Stocker «sarà necessaria più cautela: alcuni sentieri potrebbero essere chiusi, e l’accesso ad alcune aree diventerà complicato». Huss, invece, adotta un approccio più sfumato: «Le attività in montagna diventeranno più complesse perché aumentano le situazioni impreviste. Ma non significa che le montagne diventeranno ovunque più pericolose. Paradossalmente, se permafrost e ghiacciai sparissero del tutto, certe instabilità potrebbero anche ridursi».
Il crollo del ghiacciaio Birch e l’allarme globale sui rischi glaciali
Il crollo del ghiacciaio Birch nella Lötschental (Canton Vallese) è stato al centro della Conferenza internazionale sui ghiacciai tenutasi in Tagikistan, sotto l'egida dell'ONU.
Secondo Ali Neumann (DSC), i cambiamenti climatici stanno aumentando i rischi legati alla criosfera, la parte del pianeta in cui l’acqua è presente come ghiaccio. Sebbene il legame diretto tra il crollo del Birch e il cambiamento climatico debba essere ancora provato, il fenomeno è comunque indicativo di un contesto sempre più pericoloso.
Esperti come Stefan Uhlenbrook dell’OMM e geologi svizzeri evidenziano l’importanza del monitoraggio e della condivisione dei dati, soprattutto in regioni ad alto rischio come l’Himalaya. Tuttavia, molti paesi asiatici non dispongono di risorse adeguate. Solo due terzi della regione Asia-Pacifico ha sistemi di allerta precoce e i paesi meno sviluppati, che sono i più esposti, hanno le peggiori coperture.
Il cambiamento climatico ha già effetti devastanti sull’Himalaya, dove lo scioglimento accelera e compaiono pericolosi laghi glaciali. L’instabilità del permafrost aumenta il rischio di frane e valanghe. La disparità tra la capacità di risposta della Svizzera e quella di paesi come il Nepal è motivo di forte preoccupazione. Tashi Lhazom, regista e attivista nepalese, ha raccontato come un’intera comunità sia sfuggita per miracolo a una frana, con pochissimo preavviso.
Pfister a Blatten - Intanto il consigliere federale Martin Pfister è atterrato nel tardo pomeriggio a Wiler per partecipare a una riunione con la popolazione. L'elicottero Swiss Air Force è atterrato nel villaggio a valle di Blatten verso le 17:40. Pfister non si è soffermato coi giornalisti presenti: «La priorità sono le persone colpite», ha semplicemente detto dopo essere sceso dal velivolo. L'incontro con la popolazione è durata una mezz'ora abbondante. Secondo quanto constatato da Keystone-ATS, erano state preparate oltre 300 sedie per le circa 300 persone evacuate.
Emozioni intense - L'emozione era intensa davanti all'edificio comunale attorno alle 18:00. Gli abitanti si sono salutati, alcuni con le lacrime agli occhi. Diverse famiglie erano con i loro bambini. «Stiamo molto male», ha confidato un abitante. Secondo un responsabile dell'esercito sul posto, Pfister non ha fatto visita alle truppe militari pronte a entrare in azione nella Lötschental. Il consigliere federale si era già recato a Ferden mercoledì, poche ore dopo il crollo del ghiaccio, in compagnia del "ministro" dell'ambiente Albert Rösti. La situazione attuale non è ancora sufficientemente stabile per permettere l'intervento dei soldati, che tuttavia si tengono pronti con pompe per l'acqua, escavatrici e altre attrezzature.