L'allarme dell'Associazione ticinese delle istituzioni sociali (Atis) a fronte di un ammanco milionario e diversi rossi in bilancio a fine anno: «Per ora non abbiamo ancora stabilito una “soglia critica”, ma...»
SORENGO - Quando i tagli a preventivo finiscono per avere ricadute reali sulle vite di persone fragili e di chi si occupa di loro.
È fondamentalmente questo il messaggio, dai toni preoccupati, che arriva dall'Assemblea ordinaria dell'Associazione ticinese delle istituzioni sociali (Atis) riunitasi questo mercoledì presso l'Otaf di Sorengo per parlare delle «difficoltà crescenti dovute ai tagli previsti nei preventivi 2024 e 2025» del Cantone, «sotto forma di tagli lineari, prelievi su fondi e mancata copertura di nuovi bisogni riconosciuti».
In totale si parla di diversi milioni di franchi venuti improvvisamente a mancare: «Una quantificazione esatta è complessa e non è stata ancora effettuata», ci conferma il presidente di Atis Mauro Mini che parla «di una preoccupante fragilizzazione di un intero settore, che senza scopo di lucro lavora secondo un contratto di prestazione stabilito dal Cantone».
Il tutto si traduce in una situazione paradossale: «Da una parte dobbiamo garantire uno standard stabilito con Bellinzona, il che ha di per sé dei costi ben definiti, dall'altra ci troviamo ad avere a disposizione meno risorse. Ci occupiamo quotidianamente di circa 4'000 persone e abbiamo 3'000 dipendenti, non si può iniziare a tagliare servizi o iniziare a intervenire sui salari di punto in bianco senza ripercussioni», aggiunge Mini.
Il risultato è che due terzi delle istituzioni associate hanno chiuso l'anno in perdita, alcune con passivi superiori ai 200'000 franchi. Atis, lo ricordiamo, riunisce 18 Istituti per persone con disabilità, 7 centri educativi minorili, 3 istituzioni attive nell’ambito delle dipendenze e 3 servizi d’appoggio.
Fra i membri di Atis, lo ricordiamo, non si possono non citare la Croce Rossa Sezione Sottoceneri, proinfirmi, Fondazione Otaf, la Fondazione Diamante, l'Istituto Provvida Madre, la Fondazione Torriani e pure Villa Argentina e Ingrado.
Se sul breve periodo, diciamo così, si sopporta il colpo il futuro è tutt'altro che sereno: «Non c'è al momento un rischio di chiusura o riduzione delle attività», conferma, «abbiamo messo in atto delle misure per questo biennio ma non sono ripetibili. In ogni caso non ci siamo posti una “soglia critica”, almeno per ora. Detto questo è innegabile che ci sia una certa urgenza di sensibilizzare tanto la politica quanto l'opinione pubblica. Il lavoro che facciamo è importante, auspichiamo che questa collaborazione fra pubblico e privato possa continuare come fatto fino a ora».