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L'arrocco leghista e una «prevedibile shit-storm»

Lo scambio di Dipartimenti tra Norman Gobbi e Claudio Zali resta al centro dell'attualità. Il Mattino della Domenica: «Un inaudito sfoggio di isteria». Daniele Piccaluga: «Discussione lanciata. Gli altri partiti dovranno guardarsi allo specchio».
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L'arrocco leghista e una «prevedibile shit-storm»
Lo scambio di Dipartimenti tra Norman Gobbi e Claudio Zali resta al centro dell'attualità. Il Mattino della Domenica: «Un inaudito sfoggio di isteria». Daniele Piccaluga: «Discussione lanciata. Gli altri partiti dovranno guardarsi allo specchio».

BELLINZONA - A una settimana dalla "bomba" lanciata dal Mattino della Domenica, che ha svelato in anteprima la volontà dei consiglieri di Stato leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali di procedere a un "arrocco" alla guida dei rispettivi Dipartimenti - con la regia del coordinatore del movimento, Daniele Piccaluga -, la questione resta al centro dell'attualità politica del nostro cantone.

Pesantemente criticata, quasi all'unanimità - tanto nel merito quanto nelle modalità con cui è stata comunicata - dalle altre forze politiche, l'operazione (in divenire) incassa oggi il "placet" del domenicale di Via Monte Boglia, che ritrae in prima pagina i consiglieri di Stato e il coordinatore con l'ombrello aperto, a protezione dalla, citiamo, «(prevedibile) shit-storm della partitocrazia». Un «inaudito sfoggio di isteria politico-mediatica» che, scrive Lorenzo Quadri, direttore del foglio leghista, «dimostra che una Lega ancora in grado di sparigliare le carte e di prendere iniziative innovative terrorizza la casta».

Piccaluga difende... e attacca
A difendere la bontà dell'operazione, tra le pagine, è tornato a esprimersi anche il suo ideatore, Daniele Piccaluga. Cadregopoli? «Se facciamo qualcosa, “non va bene”; se restiamo fermi, “siamo finiti”. Insomma, la coerenza non è di casa. Ma va bene così: tutta questa agitazione attorno a noi dimostra una cosa sola, che chi ci attacca ha più bisogno di parlarci addosso che di proporre qualcosa di serio. E in fondo, tutta questa attenzione è il miglior riconoscimento della loro debolezza». In difesa, ma attaccando. «Quando sei costretto a commentare le mosse degli altri invece di farle tu, un po’ di frustrazione è comprensibile. Ma tant’è: la discussione è ormai lanciata e, volenti o nolenti, costringerà anche gli altri partiti a guardarsi allo specchio».

E nel fine settimana, un'altra voce illustra del mondo leghista ha alzato lo scudo in favore dell'arrocco. Daniele Caverzasio, in un'opinione pubblicata sabato sulle colonne del Cdt, ha tracciato la sua cornice della situazione. «Non una discussione politica, ma una crisi da condominio. La reazione? Da regolamento scolastico. Le parole usate? «Fantozziano», «imbarazzante», «inopportuno». E chi le dice? Sempre gli stessi. Quelli che si indignano a comando, che tengono l’orologio della moralità regolato solo quando c’è da attaccare la Lega. Non prima. Non dopo. Solo quando serve».

Anche il deputato leghista sostiene la linea di uno scambio che nasce esclusivamente per il bene del Ticino. «In questo contesto l’arrocco non è solo un gesto. È una scossa. Una rottura del rituale. Un tentativo, certo, ma almeno un tentativo. Un modo per rimettere in moto una macchina amministrativa che rischia la ruggine». Una macchina «inchiodata» nel passato; «un modello amministrativo degli anni Novanta».

Sullo scambio, lo ricordiamo, il Governo ha preso tempo «per analizzare la questione» e, in una nota stampa diffusa in settimana, ha pure bacchettato i due consiglieri di Stato leghisti per le «modalità di comunicazione pubblica sull’argomento». Gobbi e Zali si sono «scusati, riconoscendo di aver anticipato i tempi dell’informazione in merito a una richiesta che in Governo era stata formulata, ma non ancora discussa». L'arrocco leghista ha inoltre innescato anche alcune interpellanze urgenti - tra le quali, quella del deputato del Centro Gianluca Padlina, in merito alla maggioranza necessaria per approvare la richiesta di scambio - che però, essendo state inoltrato oltre le tempistiche previste dalla legge, potrebbero non trovare la via dell'aula del Gran Consiglio già nella sessione che prenderà il via martedì prossimo.

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