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Dov'è finito Elon Musk?

Dall'essere citato decine di volte al giorno alla scomparsa dalle prime pagine. E anche Donald Trump, da un po', ha smesso di nominarlo. Cosa è accaduto?
AFP
Dov'è finito Elon Musk?
Dall'essere citato decine di volte al giorno alla scomparsa dalle prime pagine. E anche Donald Trump, da un po', ha smesso di nominarlo. Cosa è accaduto?

WASHINGTON - Per mesi è stato ovunque. Ubiquo tra prime pagine, servizi televisivi e lanci delle varie agenzie stampa, rapidissime a citarlo al minimo tweet. Una presenza così ingombrante, lo ricorderete, che durante la cerimonia d'insediamento di Donald Trump non sembrava proprio che fosse quest'ultimo a essere stato eletto presidente. Ma Elon Musk. Il patron di Tesla, nonché l'uomo più ricco del mondo e intestatario delle forbici con cui l'amministrazione del tycoon intende(va) sfoltire l'enorme macchina burocratica a stelle e strisce. Ecco, quell'uomo dov'è finito?

O forse meglio, perché i riflettori non illuminano più ogni suo passo e i megafoni non riportano ogni sua parola?

Perché Musk non è scomparso. Al contrario. E anzi, continua pure a twittare e rilanciare post sul suo X, di fronte ai quasi 220 milioni di utenti che ne seguono i costanti slanci da influencer. Eppure quei post, quelle frasi, restano lì. Prima raggiungevano a raffica i nostri smartphone a ogni ora del giorno. Ora non superano quella (sempre più) sottile barriera che separa la dimensione social da quella dell'informazione generalista. E anche lo stesso Donald Trump, che nei primi tre mesi di mandato non ha perso occasione per tirarlo in ballo - al punto da farlo sembrare parte dell'arredamento dello Studio Ovale -, ha progressivamente smesso di nominarlo.

Da indispensabile a ingombrante
Il colpo di spugna, in realtà, è stato graduale. Forse aiutato anche da alcuni eventi internazionali - uno su tutti, la morte di Papa Francesco e l'elezione del suo successore, Leone XIV - che hanno catalizzato l'attenzione generale del pubblico. Il presidente Trump, da aprile, ha smesso di citarlo anche sul suo personalissimo Truth Social. E, in assenza di conferme dirette, il motivo probabilmente è legato al fatto che Musk è diventato una figura impopolare tra l'elettorato del Partito Repubblicano. Lo dicono i sondaggi e lo confermano voci interne all'Elefantino.

In sostanza, a livello di appoggio dall'alto della politica, Musk ha inevitabilmente perso credito per via di alcune delle posizioni estreme che ha espresso. Soprattutto perché lo ha fatto come persona associata a un dipartimento - il DOGE, letteralmente "Dipartimento per l'efficienza del governo", cucito su misura attorno a lui - che, per quanto temporaneo, è espressione dell'amministrazione Trump stessa. E in tutto ciò, i risultati "incassati" dall'operato del DOGE sono stati nettamente al di sotto delle aspettative. La lista prosegue poi con la questione dei dazi; e ancora, il litigio con Scott Bessent, il Segretario del Tesoro.

Il "passo indietro"
Ma c'è anche altro. Perché mentre la sua presenza si faceva sempre più ingombrante per l'inquilino della Casa Bianca (e non solo), lo stesso Elon Musk ha dal suo canto operato un passo indietro, tornando a dedicare la maggioranza del suo tempo a quello che faceva prima. Non si può infatti dimenticare che i mesi in cui godeva di una quotidiana ribalta mediatica sono stati mesi da dimenticare per Tesla, il cui valore di mercato è sprofondato nella prima parte del 2025.

Di fatto, la sua stessa azienda è stata vittima della sua fama - o meglio, della sua notorietà - innescando la nascita del "Tesla Takedown", un movimento pacifico il cui nome lascia poco spazio all'immaginazione. Musk in prima persona, guardando alle elezioni di Midterm dell'anno prossimo, ha recentemente affermato che ritiene di «aver fatto abbastanza» per la politica. Certo, lui parlava in centinaia di milioni di dollari; che in fondo sono la lingua madre di ogni campagna elettorale americana.

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