Bocciata la proposta dell'MPS. Sottolineato però «l'errore» compiuto dal Consiglio di Stato: «Il ricorrente ha diritto a essere sentito»
BELLINZONA - Alla fine è arrivato il no del Parlamento. Con 47 voti a scrutinio segreto, l’aula ha deciso di non chiedere ai cinque consiglieri di Stato di risarcire il Cantone dei 1’500 franchi spesi per la sospensione del docente della Spai Roberto Caruso. Bocciata, quindi, la proposta avanzata dai deputati MPS Matteo Pronzini e Pino Sergi.
La sospensione e il licenziamento - Roberto Caruso, lo ricordiamo, è stato sospeso dal DECS a giugno 2024, da un giorno all'altro, per poi essere licenziato definitivamente a settembre. Questo, a dispetto dei suoi 35 anni di professione e della sentenza del Tribunale amministrativo cantonale, che aveva annullato l'iniziale sospensione.
«Aveva atteggiamenti irrispettosi verso i superiori» - La decisione di licenziamento era stata presa perché Caruso avrebbe avuto «atteggiamenti irrispettosi verso i suoi superiori». Una versione contestata dal diretto interessato e da molti dei suoi studenti, secondo i quali il docente si sarebbe semplicemente battuto contro il clima di tensione e disagio presente nella scuola, alimentato, in particolare, dal direttore e dal vicedirettore.
«Violato il diritto del ricorrente a essere sentito» - Secondo i proponenti, l’atteggiamento dell’esecutivo «è stato inaccettabile» poiché ha violato il diritto di essere sentito del ricorrente. Inoltre, si tratta di «un atteggiamento persecutorio e un abuso di potere che non può essere tutelato». Da qui, la richiesta che ogni componente dell’esecutivo risarcisca di tasca propria, 300 franchi a testa, le spese «ingiustificate» sostenute dallo Stato.
«Iniziativa strumentale» - Secondo il rapporto firmato da Sirica (PS) e da oltre dieci consiglieri con riserva, «appare poco sostenibile ritenere che la condotta del Consiglio di Stato possa integrare una responsabilità personale». Avviare un’azione giudiziaria nelle presenti circostanze rischierebbe di «risultare infondata e potenzialmente strumentale, indebolendo lo stesso istituto della responsabilità pubblica che si intende tutelare». Non risultano ravvisabili «né un comportamento doloso, né una colpa grave, né tantomeno un’illiceità qualificata». Il parlamentare socialista ha sottolineato l'errore commesso dal Consiglio di Stato («è giusto riconoscerlo e non minimizzarlo»), però ha stigmatizzato la pretesa di risarcimento («un atto strumentale mascherato da azione legale»).
Durante la discussione, l'intero Consiglio di Stato è uscito dall'aula poiché, come detto durante il dibattimento, si sarebbe considerato parte in causa. L'assenza, però, è stata criticata dai parlamentari, così come è stata sottolineata «la brutta figura» fatta dal Cantone e «l'errore compiuto dall'esecutivo», riconoscendo il diritto a essere sentiti da parte dei ricorrenti