Chiesti quattro anni di carcere per la 21enne accusata di tentato omicidio. «L'ha fatto per vendetta: la vittima aveva picchiato il suo compagno».
LUGANO - «Ha accoltellato la vittima alle spalle, da vigliacca, in un attacco brutale e sanguinoso. E ha agito in difesa del proprio amato». È quanto ha detto stamattina alle Assise criminali di Lugano il procuratore pubblico Roberto Ruggeri, chiedendo la condanna della 21enne del Comasco che lo scorso 11 novembre al Bar Viale di Bellinzona sferrò due coltellate contro un 32enne ticinese.
La pubblica accusa ha chiesto una pena di quattro anni di carcere, più l'espulsione dalla Svizzera per otto anni, e che la giovane venga riconosciuta colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale.
La difesa ha invece spinto per una condanna per lesioni semplici qualificate e ha chiesto una pena detentiva massima di otto mesi, in parte sospesa con la condizionale, e che la ragazza venga immediatamente scarcerata. In caso di condanna per tentato omicidio è stata invece proposta una pena di tre anni di detenzione, di cui solo sei mesi da scontare. La sentenza è attesa per le 15 odierne.
«Ha pestato il mio compagno, poi l'ha deriso» - L'allora 20enne, è emerso in aula, si trovava al bar Viale in compagnia del suo compagno, quando tra quest'ultimo e il 32enne è scoppiata una lite violenta. Dopo qualche minuto la ragazza è quindi intervenuta, scagliandosi contro la vittima con un coltello e sferrando due fendenti.
«Per questioni di sicurezza personale e visto che giro spesso con i mezzi pubblici, io porto sempre con me un coltello», ha dichiarato l'imputata. «Dopo il pestaggio il 32enne continuava a istigare il mio compagno e a deriderlo. Io non so bene cosa mi è passato per la testa, ho visto che un paio di persone lo tenevano fermo, così ho sfruttato l'occasione e l'ho colpito. Il mio intento non era però assolutamente quello di ucciderlo o di ferirlo gravemente, volevo solo fargli male per i danni che aveva procurato al mio ragazzo».
L'imputata sostiene inoltre di avere specificatamente deciso di colpire alla spalla perché, secondo le sue conoscenze, questo non avrebbe potuto portare a un pericolo di morte o di lesioni gravi.
«Poteva ucciderlo» - La vede diversamente, invece, la pubblica accusa. «Oggi ci troviamo in quest'aula a parlare di fatti molto gravi, accaduti per ragioni molto futili. E se parliamo di omicidio tentato e non consumato è solo grazie alla mera casualità», ha detto il procuratore pubblico Roberto Ruggeri.
«L'accoltellamento è stato messo in atto in un contesto dinamico e concitato: l'imputata ha quindi sferrato i colpi senza alcun controllo della mano. Ha agito per mero spirito di vendetta e, vista la prossimità dell'arteria ascellare/brachiale, così come dell'arteria carotide e della vena giugulare, avrebbe potuto causare il rapido decesso del giovane.
«Una reazione sproporzionata» - Per la pubblica accusa la 21enne ha reagito al pestaggio e al relativo ferimento del compagno, che sanguinava da uno zigomo, in maniera sproporzionata e insensata, «per motivi futili quanto infantili». Il fatto che abbia sferrato due fendenti, infine, denoterebbe determinazione e «una doppia accettazione del rischio» di cagionare la morte di una persona.
«Per amore, era disposta a correre il rischio di uccidere» - «L'imputata ha colpito il mio assistito freddamente, a tradimento», ha convenuto l'avvocato Giuseppe Gianella, rappresentante legale dell'accusatore privato. «In corso di inchiesta ha poi mentito ripetutamente, inizialmente negando ogni addebito, poi cercando di scaricare la colpa sul suo partner. E solo davanti alle immagini della videosorveglianza ha ammesso i fatti».
Si è poi parlato del movente: «La 21enne ha ammesso che all'epoca, dopo una breve rottura, lei e il suo compagno stavano tornando insieme, ma che lui "non la calcolava". In quel momento, dunque, ha agito perché voleva dimostrare al suo amore quanto era disposta a fare per lui. Ed era disposta persino a correre il rischio di uccidere un altro ragazzo per dimostrare il suo amore». Gianella ha chiesto quindi un risarcimento per torto morale pari a 15mila franchi.
«Era rimasta scioccata dal pestaggio» - La difesa, dal canto suo, ha chiesto il proscioglimento della ragazza dalle accuse di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale e tentate lesioni gravi per dolo eventuale. «Non ha mai avuto intenzione di uccidere, non ha mai preso in considerazione che questo potesse succedere, né ha accettato questo rischio», ha detto l'avvocato Felicita Soldati. «Occorre comprendere che in quel momento era rimasta scioccata: ha visto la persona che amava essere presa a botte e sanguinare».
«Il suo target era la spalla» - Rispetto invece alla prossimità dell'arteria ascellare/brachiale, «l'imputata, così come la maggior parte delle persone, non era a conoscenza dell'esistenza di questa importante arteria. Ne consegue quindi che il rischio di reciderla era a lei sconosciuto». Per quanto riguarda invece la possibilità di colpire l'arteria carotide o la giugulare, «non è stato accertato che l'azione fosse realmente dinamica. La vittima, seppur in un breve frangente, era ferma, e infatti la 21enne ha colpito due volte la stessa zona: il suo target era quello e non c'è stata dispersione».
La difesa ha infine elencato una serie di allevianti da prendere in considerazione, tra cui la giovane età dell'imputata, il suo difficile trascorso, la collaborazione fornita e la sua incensuratezza. «Il 32enne vittima dell'accoltellamento è inoltre noto alle autorità penali ed è spesso stato coinvolto in simili episodi», ha concluso Soldati.